lunedì 1 giugno 2020

SARTRE 

Jean-Paul Sartre nacque a Parigi nel 1905 da una famiglia borghese. A soli quindici rimase orfano di padre, crebbe “solo tra un vegliardo e due donne” e durante l’infanzia il nonno materno lo avvicinò allo studio e alla letteratura.
Allievo brillante, si stabilì nella città di La Rochelle per via delle seconde nozze della madre, in seguito si trasferì a Parigi dove terminò il liceo Henri IV. 
Dopo gli studi all’Ecole Normale supérieure, nel 1929 ottenne il primo posto dell’“agrégation” di filosofia e conobbe Simone de Beauvoir, la futura compagna filosofa.
Sartre insegnò filosofia in diversi licei fino al 1945. Al termine della seconda guerra mondiale, si dedicò esclusivamente alle sue opere filosofiche e letterarie: “faccio, farò dei libri; ce n’è bisogno, e serve, malgrado tutto”. 


Afferma che: 
  • le cose sono "essere in se": 
    1. prive di coscienza;
    2. opache a se stesse; 
    3. semplicemente presenti;
    4. caratterizzate dalla determinatezza.
  • la coscienza è "essere per se":
    1. fonte del significato delle cose; 
    2. autotrasparente;
    3. caratterizzata dalla determinatezza.
    4. coincide con il nulla, è possibilità di annullare e trascendere i dati di fatto
Sostiene che: 
  • l'uomo è condannato alla libertà: 
    1. non sceglie la propria esistenza;
    2. prova disperazione e angoscia per il peso della responsabilità.
  • il conflitto tra gli esseri umani è inevitabile, infatti ognuno tende a oggettivare l'altro, l'uomo prova vergogna quando è reso oggetto dallo sguardo altrui, il quale lo espropria della soggettività e minaccia la sua libertà 

  • opera una sintesi tra esistenzialismo e marxismo, secondo cui la storia dipende dalle libere azioni e dalle libere scelte degli individui, i quali possono opporsi alla società borghese che serializza le persone. 



HEIDEGGER 

Filosofo tedesco (Messkirch 1889-Friburgo in Brisgovia 1976). Studiò a Friburgo, dove ebbe come docenti H. Rickert ed E. Husserl e si laureò nel 1914. Nel 1916 fu nominato libero docente e dal 1923 al 1927 insegnò a Marburgo. Nel 1928 ottenne la cattedra di Husserl a Friburgo e nel 1933 fu per alcuni mesi rettore di quell'università. In quel tempo aderì al partito nazista e scrisse a favore del regime, ma poi si chiuse in un silenzioso riserbo. Nel 1945 venne epurato dall'insegnamento per i suoi trascorsi nazisti, ma nel 1952 vi fu riammesso come “professore emerito”. Nel decorso del suo pensiero Heidegger partì da un'adesione alla fenomenologia husserliana, ma se ne staccò nel 1927 proseguendo la propria ricerca filosofica in campo esistenzialistico sulla falsariga di una metafisica essenzialmente neoplatonica. A questo primo periodo del suo pensiero, gli studiosi ne fanno seguire un secondo che parte dalla conferenza romana su Hölderlin del 1936.


Heidegger e il problema dell'esserci 
In Essere e tempo afferma che: 

  • l'uomo è Dasein: 
    1. è un essere gettato in una situazione determinata che non ha scelto;
    2. è poter essere, cioè capacità di poter trascendere la contingenza. 
  • l'uomo si caratterizza come essere nel-mondo, nel senso che: 
    1. è costitutivamente aperto a un mondo di cose e significati;
    2. il mondo gli si presenta come una totalità di strumenti, infatti le cose assumono senso solo in riferimento alla progettualità umana. 
  • i modi d'essere fondamentali dell'esserci in rapporto al mondo sono: 
    1. la comprensione → ogni ente viene colto alla luce di una contesto più ampio, che a sua volta risulta plasmato e modificato da ogni atto interpretativo →  circolo ermeneutico 
    2. la cura →  il soggetto si occupa delle cose e degli altri secondo due modalità: 
      • l'esistenza inautentica → implica l'adesione acritica e spontanea a un certo mondo storico-sociale → deiezione; 
      • l'esistenza autentica →  comporta l'accettazione dell'essere per la morte e l'assunzione della piena responsabilità delle proprie scelte. 



Heidegger e la questione ontologica 
Dopo la svolta afferma che: 
  • non è possibile ricercare il senso dell'essere a partire dagli enti → occorre superare le categorie e il linguaggio della metafisica per cogliere: 
    1. l'essere nella sua alterità rispetto all'ente;
    2. l'essere come orizzonte, illuminazione, apertura originaria. 
  • tra uomo ed essere esiste un rapporto di appropriazione-espropriazione: 
    1. l'uomo non può prescindere dall'essere, che apre l'apertura in cui è gettato;
    2. l'essere ha bisogno dell'uomo, che è occasione di aprirsi di un mondo. 
  •  la tecnica è l'ultima figura del nichilismo occidentale, il quale ha ridotto l'essere all'ente, il mondo a una totalità di cose-strumenti.
  • l'apertura originaria dell'essere avviene nel linguaggio, infatti ènel linguaggio che l'uomo apprende il significato delle cose, tuttavia soltanto la poesia rappresenta un linguaggio creativo che dischiude un nuovo orizzonte di senso, pertanto l'uomo deve farsi simile ai poeti permettendo all'essere di "accadere".
HUSSERL

Il fondatore e pricipale ispiratore della fenomenologia è il filosofo tedesco Edmund Husserl (Prossnitz, Moravia, 1859 - Friburgo in Brisgovia 1938), uno dei più importanti pensatori del '900. Si laurea in matematica e successivamente si dedica alla filosofia. Con le Ricerche logiche (1901) delinea i tratti fondamentali del nuovo metodo fenomenologico. Nel 1901 viene nominato professore a Gottinga e raccoglie intorno a sé un buon numero di discepoli, che danno poi vita ai circoli fenomenologici di Gottinga e di Monaco. Dopo La filosofia come scienza rigorosa (1911), nel 1913 pubblica il primo libro delle Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica. Nel 1916 viene chiamato a Friburgo. Negli anni successivi pubblica la Logica formale e trascendentale (1929), le Meditazioni cartesiane (1931), la prima parte della Crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale (1936). Con l'avvento del nazismo al potere Husserl, di origine ebraica, viene radiato dal corpo accademico dell'università di Friburgo.




Husserl e il pensiero della crisi:

 
  • denuncia la perdita del significato "umano" della scienza, la quale:
    1.  è diventata una mera scienza di fatti;
    2. non è in grado di dare risposte alle domande fondamentali dell'esistenza; 
  • afferma che la scienza ha elaborato una conoscenza astratta e matematica della natura, la quale: 
                  1. ha sovrapposto un insieme di identità astratte alla concreta esperienza vissuta, pertanto occorre inaugurare una filosofia che riscopra il senso perduto delle cose in rapporto alla soggettività.

Il metodo fenomenologico di Husserl:
  •  si basa sull'epochè → la sospensione della fiducia nella presunta oggettività del mondo che consente di ritrovare la base originaria e precategoriale della conoscenza, cioè la dimensione dell'intenzionalità, la quale presenta una correlazione tra: 
    1. una polarità soggettiva  → NOESI → gli atti di coscienza;
    2. una polarità oggettiva   NOEMA →  le varie modalità di apparizione delle cose in relazione agli atti intenzionali del soggetto. 
  • permette di:
    1.  descrivere il processo di costituzione del senso delle cose nelle sue varie stratificazioni;
    2. mostrare le strutture esistenziali dei vissuti intenzionali grazie all'intuizione eidetica 
  • porta alla luce il mondo della vita, cioè il mondo prescientifico delle emozioni, dei bisogni, del vissuto concreto; in esso il soggetto è già da sempre in relazione con gli altri in una dimensione intersoggettiva.









giovedì 2 aprile 2020

BERGSON

Henri-Louis Bergson nasce a Parigi il 18 ottobre 1859 e muore a Parigi il 4 gennaio 1941 è stato un filosofo francese. La sua opera superò le tradizioni ottocentesche dello Spiritualismo e del Positivismo ed ebbe una forte influenza nei campi della psicologia, della biologia, dell'arte, della letteratura e della teologia. Gli fu assegnato il Premio Nobel per la letteratura nel 1927 sia «per le sue ricche e feconde idee» sia «per la brillante abilità con cui ha saputo presentarle».

Il padre proveniva da un'importante famiglia di ebrei polacchi, il cui nome d'origine era Bereksohn, la madre era anch'essa ebrea, di origini anglo-irlandesi. La sua famiglia visse a Londra per alcuni anni dopo la sua nascita ed egli familiarizzò presto con la lingua inglese. Prima che compisse nove anni, i suoi genitori passarono la Manica e si stabilirono in Francia.

La vita di Bergson fu quella tranquilla e senza grandi eventi di un professore francese; i maggiori punti di riferimento in essa sono la pubblicazione dei suoi quattro principali lavori: il primo nel 1889, l'Essai sur les données immédiates de la conscience (Saggio sui dati immediati della coscienza), quindi Matière et Mémoire (Materia e Memoria) nel 1896, L'Evolution créatrice (L'evoluzione creatrice) nel 1907 e infine Les deux sources de la morale et de la religion (Le due sorgenti della Morale e della Religione) nel 1932.

La filosofia di Bergson può essere compresa e apprezzata solamente partendo dal contesto filosofico in cui si colloca: il porsi come una tra le reazioni più celebri e meglio riuscite all’imperante positivismo. Dinanzi ad una concezione della realtà rigidamente spiegabile attraverso leggi meccaniche e conoscibile solo attraverso il metodo scientifico, Bergson si domanda quale sia la specificità della filosofia e, soprattutto, che posto rivestano le scelte, i valori etici, religiosi e artistici dell’uomo. 

Il filosofo rifiuta l’idea che l’unica forma di conoscenza della realtà sia quella scientifica. Che cos’ha l’uomo di irridibile e non assimilabile al resto della natura? Che ruolo riveste la filosofia? Che tipo di conoscenza esiste oltre a quella basata sui “fatti”? Sono questi gli interrogativi a cui cercherà di rispondere il filosofo, e che approfondiremo a breve.  




BERGSON E L'ESSENZA DEL TEMPO

Bergson distingue tra: 
  1. tempo della scienza: 
  • successione omogenea di istanti
  • tempo esteriore, misurabile e spazializzato 
      2. tempo della coscienza: 
  • durata, flusso continuo
  • tempo interiore e qualitativo
Bergson identifica la coscienza con la memoria,  in essa si distinguono tre aspetti: 
  1. il ricordo puro -> la pura durata spirituale 
  2. il ricordo-immagine -> l'atto con cui il passato si concretizza nel presente in vista dell'azione 
  3. la percezione -> la facoltà che ci lega al mondo esterno  e seleziona i dati utili alla vita concreta 
 

Bergson inoltre afferma che 
  • lo slancio vitale è all'origine della vita biologica e spirituale -> infatti è energia spirituale invisibile che si espande nell'universo dando vita a tutti gli esseri 
  • la conoscenza è di due tipi: 
  1. intellettiva ed esterna (propria della scienza)
  2. intuitiva ed interna (propria della metafisica)





















mercoledì 1 aprile 2020

FREUD 


Sigmund Freud, nasce a Freiberg il 6 maggio 1856 e muore a  Hampstead il 23 settembre 1939 è stato un neurologo, psicoanalista e filosofo austriaco, fondatore della psicoanalisi, sicuramente la più famosa tra le correnti teoriche e pratiche della psicologia.

È noto per aver elaborato una teoria scientifico-filosofica, secondo la quale i processi psichici inconsci esercitano influssi determinanti sul pensiero, sul comportamento umano e sulle interazioni tra individui: di formazione medica, tentò di
stabilire correlazioni tra la visione dell'inconscio, rappresentazione simbolica di processi reali, e delle sue componenti con le strutture fisiche della mente e del corpo umano, teorie che hanno trovato parziale conferma anche nella moderna neurologia e psichiatria.

Sigmund inizia, sin da giovane, ad appassionarsi allo studio del testo biblico, alla storia e alla tradizione del suo popolo, in un contesto sociale come quello viennese dell’epoca intriso di antisemitismo, acquisendo nozioni che lasciano notevoli tracce nella sua opera letterale successiva, anche se Freud diviene presto ateo e avverso a tutte le religioni.

Freud si diploma a diciassette anni all’istituto superiore “Sperl Gymnasium”, nel 1873 si iscrive alla Facoltà di Medicina dell’università di Vienna, dove conclude gli studi nel 1881. Durante il corso di laurea matura una crescente avversione per gli insegnanti che considera non all'altezza.


ISTERIA

Freud compie degli studi sull'isteria -> spiega il meccanismo alla base delle patologie isteriche e nevrotiche, secondo cui:

  1. il soggetto patologico vive un evento traumatico
  2. in lui si determina una reazione di difesa -> oblio del fatto stesso
  3. a causa di particolari circostanze, è impedito il deflusso della carica emotiva legata al fatto originario 
  4. l'energia rimasta inespressa determina la formazione dei sintomi 
Tale meccanismo rivela la presenza di  funzioni e contenuti psichici inconsapevoli





INTERPRETAZIONE DEI SOGNI

Lui scrive anche un libro: "L'interpretazione dei sogni", nel quale individua la via privilegiata d'accesso all'inconscio -> IL SOGNO
Esso: 
  • consente di risalire a ricordi,  pulsioni, desideri e tendenze che sono oggetto di rimozione -> una reazione di difesa inconsapevole verso ciò che si avverte come inaccettabile; 
  • è l'espressione camuffata di un desiderio -> infatti presenta due livelli: 
  1. il contenuto manifesto -> la scena onirica come viene ricordata al risveglio
  2. il contenuto latente -> l'insieme delle tendenze inconsce  che si esprimono in forma "travestita" nella scena onirica
Riassunto libro: 
Bisogna contrapporre il contenuto manifesto e il contenuto latente del sogno, sussiste quindi la possibilità che i sogni  d’angoscia si rivelino appagamenti di desideri. Tutto si spiega con il fenomeno della deformazione nel sogno, fenomeno che si verifica quando la nostra mente maschera il desiderio espresso nel sogno perché non accettabile per una certa “ parte “ di noi, si verifica quindi un caso di censura. Possiamo presumere che, nel singolo individuo, i sogni ricevano forma dall’azione di due forze psichiche (correnti, sistemi), una delle quali costruisce il desiderio espresso nel sogno, mentre l’altra esercita una censura su di esso provocando, di conseguenza, una deformazione nella sua espressione. Se teniamo presente che i pensieri latenti del sogno non sono coscienti prima dell’analisi, mentre il contenuto manifesto viene ricordato coscientemente, allora sembra plausibile supporre che il privilegio del secondo agente sia di permettere ai pensieri di divenire coscienti.


PSICOPATOLOGIA DELLA VITA QUOTIDIANA 

Nella Psicopatologia della vita quotidiana chiarisce il meccanismo di lapsus e atti mancati, i quali -> sono determinati dall'alterazione di  un'intenzione consapevole a opera di un impulso inconscio





LA COMPLESSITÀ DELLA MENTE UMANA E LE NEVROSI

Secondo Freud la struttura della psiche: 

  1. presenta tre luoghi o zone (prima topica) 
  • conscio -> parte consapevole della personalità
  • inconscio -> ricordi, desideri e impulsi rimossi, considerati inaccettabili
  • preconscio -> contenuti latenti,  suscettibili di diventare consapevoli 

    2. è composta da tre istanze (seconda topica)
  • Es -> dimensione della vita pulsionale
  • Super-Io -> coscienza morale 
  • Io -> parte organizzata della psiche

LA NEVROSI

La nevrosi è una malattia della psiche causata da un forte conflitto tra IO, SUPER-IO e pulsioni dell'ES -> i suoi sintomi richiedono una interpretazione grazie al metodo delle libere associazioni





LA TEORIA DELLA SESSUALITÀ

Secondo Freud la sessualità riguarda l'insieme delle pulsioni (libido) che tendono alla conservazione e al piacere; 
  • è indipendente rispetto all'oggetto e alle finalità "normali"
  • è attiva già dall'infanzia -> infatti il bambino è un "perverso polimorfo"
  1. tende a un piacere indipendente rispetto a genitalità e procreazione 
  2. provoca piacere attraverso  varie parti del corpo
infatti :
LO SVILUPPO PSICOSESSUALE DEL BAMBINO SI DISTINGUE IN TRE FASI: 
  1.  Orale
  2. anale 
  3. genitale, distinta a sua volta in fase fallica e fase genitale
  • nella fase fallica il bambino diventa consapevole dei genitali e sviluppa il complesso di Edipo -> è attratto dal genitore di sesso opposto ed è ostile al genitore dello stesso sesso
  • nella fase genitale invece la zona erogena coincide con i genitali




L'ORIGINE DELLA SOCIETÀ E DELLA MORALE 

Secondo Freud: 
  • l'origine della società risiede nei conflitti edipici alla base del totemismo,  in cui 
  1. il totem rappresenta l'autorità, l'oggetto di culto 
  2. il tabù costituisce l'insieme dei divieti e delle norme volti a impedire il parricidio e l'incesto 
dalla codificazione di tali norme e prescrizioni derivano la morale e la religione 
  • il fine della società consiste nella ricerca della felicità,  infatti l'agire dell'uomo è mosso dal principio di piacere, che tende alla soddisfazione immediata del bisogno ->  tuttavia l'uomo deve sottostare al principio di realtà, che: 
  1. implica  l'esame delle circostanze e il  differimento del piacere 
  2. presiede alla nascita delle norme sociali





giovedì 12 marzo 2020

KIERKEGAARD


«Non c'è nulla che spaventi di più l'uomo che prendere coscienza dell'immensità di cosa è capace di fare e diventare.»

Nacque a Copenhagen, in Danimarca, nel 1815.
La figura del padre fu centrale nella sua formazione: verrà, infatti, da questi educato ad una rigida osservanza religiosa. Il luteranesimo a cui il genitore lo aveva introdotto, ed in particolare un marcato senso del “peccato”, spinsero il giovane Kierkegaard ad iscriversi alla facoltà di teologia per diventare pastore. Ma il filosofo non decise mai di intraprendere tale professione. La vita di Kierkegaard appare infatti segnata da una “paralisi”, una spiccata incapacità di decidere tra le alternative che si presentarono nella sua vita, una indecisione perenne che lo portarono ad identificare se stesso come un “contemplativo” che osservava con distacco la vita (sua e degli altri) più che viverla scegliendo. È lo stesso filosofo, nel suo Diario, a restituirci gli stati d’animo, enormemente ingigantiti, che accompagnavano ogni possibile scelta da compiere.

«Ciò che io sono è un nulla; questo procura a me e al mio genio la soddisfazione di conservare la mia esistenza al punto zero, tra il freddo e il caldo, tra la saggezza e la stupidaggine, tra il qualche cosa e il nulla come un semplice forse», scriveva Kierkegaard.  


Egli affronta il tema della scelta -> decisione tra alternative opposte e inconciliabili che comporta un'assunzione di responsabilità;

individua inoltre, tre stadi o fasi dell'esistenza:

  1. la vita estetica: (dei piaceri): 
  • è vissuta nell'istante e nella continua ricerca del piacere
  • implica la dispersione del soggetto 
  • conduce alla noia e alla disperazione 
      2. la vita etica: 
  •  è caratterizzata dalla scelta e dalla responsabilità 
  • comporta la sottomissione alle regole della famiglia e della società 
  • conduce alla percezione della propria inadeguatezza morale e al pentimento 
      3. la vita religiosa: 
  • implica il "salto" della fede che è paradosso e scandalo per la ragione umana 
  • comporta un rapporto esclusivo tra l'individuo e Dio 
afferma anche che l'uomo è ex-sistenza
  • può trascendere la propria condizione e proiettarsi nel futuro -> è progettualità e possibilità
  • prova angoscia, intesa come puro sentimento della possibilità 
  • prova della disperazione, intesa come lacerazione tra finito e infinito -> l'unico rimedio alla disperazione è la fede

venerdì 6 marzo 2020

LA TERZA FASE DEL PENSIERO NIETSCHEANO: IL FANCIULLO

la terza fase del suo pensiero è simboleggiata dal fanciullo, che rappresenta l'oltreuomo, cioè colui che va oltre l'uomo inaugurando un nuovo inizio.

In questa fase Nietzsche afferma che l'oltreuomo:

  • è capace di sopportare le implicazioni della "morte di Dio" e sa dire "si" alla vita e godere del corpo e dei suoi valori; 
  • può sopportare l'idea dell'eterno ritorno, cioè l'ipotesi che la storia sia un grande circolo e che tutto sia destinato a ritornare, essa è contrapposta all'idea del tempo lineare, secondo cui la storia è una catena di momenti irripetibili orientati verso un fine ultraterreno; 
  • è espressione compiuta della volontà di potenza, la quale: 
  1. è essenza della vita, cioè impulso a crescere
  2. è arte, cioè azione produttiva del senso del mondo; 
       in virtù di tale potenza creatrice l'oltreuomo opera una trasvalutazione dei valori, inaugura un               nuovo modo di rapportarsi ai valori, intesi come libere manifestazioni dell'uomo;