lunedì 1 giugno 2020

HEIDEGGER 

Filosofo tedesco (Messkirch 1889-Friburgo in Brisgovia 1976). Studiò a Friburgo, dove ebbe come docenti H. Rickert ed E. Husserl e si laureò nel 1914. Nel 1916 fu nominato libero docente e dal 1923 al 1927 insegnò a Marburgo. Nel 1928 ottenne la cattedra di Husserl a Friburgo e nel 1933 fu per alcuni mesi rettore di quell'università. In quel tempo aderì al partito nazista e scrisse a favore del regime, ma poi si chiuse in un silenzioso riserbo. Nel 1945 venne epurato dall'insegnamento per i suoi trascorsi nazisti, ma nel 1952 vi fu riammesso come “professore emerito”. Nel decorso del suo pensiero Heidegger partì da un'adesione alla fenomenologia husserliana, ma se ne staccò nel 1927 proseguendo la propria ricerca filosofica in campo esistenzialistico sulla falsariga di una metafisica essenzialmente neoplatonica. A questo primo periodo del suo pensiero, gli studiosi ne fanno seguire un secondo che parte dalla conferenza romana su Hölderlin del 1936.


Heidegger e il problema dell'esserci 
In Essere e tempo afferma che: 

  • l'uomo è Dasein: 
    1. è un essere gettato in una situazione determinata che non ha scelto;
    2. è poter essere, cioè capacità di poter trascendere la contingenza. 
  • l'uomo si caratterizza come essere nel-mondo, nel senso che: 
    1. è costitutivamente aperto a un mondo di cose e significati;
    2. il mondo gli si presenta come una totalità di strumenti, infatti le cose assumono senso solo in riferimento alla progettualità umana. 
  • i modi d'essere fondamentali dell'esserci in rapporto al mondo sono: 
    1. la comprensione → ogni ente viene colto alla luce di una contesto più ampio, che a sua volta risulta plasmato e modificato da ogni atto interpretativo →  circolo ermeneutico 
    2. la cura →  il soggetto si occupa delle cose e degli altri secondo due modalità: 
      • l'esistenza inautentica → implica l'adesione acritica e spontanea a un certo mondo storico-sociale → deiezione; 
      • l'esistenza autentica →  comporta l'accettazione dell'essere per la morte e l'assunzione della piena responsabilità delle proprie scelte. 



Heidegger e la questione ontologica 
Dopo la svolta afferma che: 
  • non è possibile ricercare il senso dell'essere a partire dagli enti → occorre superare le categorie e il linguaggio della metafisica per cogliere: 
    1. l'essere nella sua alterità rispetto all'ente;
    2. l'essere come orizzonte, illuminazione, apertura originaria. 
  • tra uomo ed essere esiste un rapporto di appropriazione-espropriazione: 
    1. l'uomo non può prescindere dall'essere, che apre l'apertura in cui è gettato;
    2. l'essere ha bisogno dell'uomo, che è occasione di aprirsi di un mondo. 
  •  la tecnica è l'ultima figura del nichilismo occidentale, il quale ha ridotto l'essere all'ente, il mondo a una totalità di cose-strumenti.
  • l'apertura originaria dell'essere avviene nel linguaggio, infatti ènel linguaggio che l'uomo apprende il significato delle cose, tuttavia soltanto la poesia rappresenta un linguaggio creativo che dischiude un nuovo orizzonte di senso, pertanto l'uomo deve farsi simile ai poeti permettendo all'essere di "accadere".

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