giovedì 2 aprile 2020

BERGSON

Henri-Louis Bergson nasce a Parigi il 18 ottobre 1859 e muore a Parigi il 4 gennaio 1941 è stato un filosofo francese. La sua opera superò le tradizioni ottocentesche dello Spiritualismo e del Positivismo ed ebbe una forte influenza nei campi della psicologia, della biologia, dell'arte, della letteratura e della teologia. Gli fu assegnato il Premio Nobel per la letteratura nel 1927 sia «per le sue ricche e feconde idee» sia «per la brillante abilità con cui ha saputo presentarle».

Il padre proveniva da un'importante famiglia di ebrei polacchi, il cui nome d'origine era Bereksohn, la madre era anch'essa ebrea, di origini anglo-irlandesi. La sua famiglia visse a Londra per alcuni anni dopo la sua nascita ed egli familiarizzò presto con la lingua inglese. Prima che compisse nove anni, i suoi genitori passarono la Manica e si stabilirono in Francia.

La vita di Bergson fu quella tranquilla e senza grandi eventi di un professore francese; i maggiori punti di riferimento in essa sono la pubblicazione dei suoi quattro principali lavori: il primo nel 1889, l'Essai sur les données immédiates de la conscience (Saggio sui dati immediati della coscienza), quindi Matière et Mémoire (Materia e Memoria) nel 1896, L'Evolution créatrice (L'evoluzione creatrice) nel 1907 e infine Les deux sources de la morale et de la religion (Le due sorgenti della Morale e della Religione) nel 1932.

La filosofia di Bergson può essere compresa e apprezzata solamente partendo dal contesto filosofico in cui si colloca: il porsi come una tra le reazioni più celebri e meglio riuscite all’imperante positivismo. Dinanzi ad una concezione della realtà rigidamente spiegabile attraverso leggi meccaniche e conoscibile solo attraverso il metodo scientifico, Bergson si domanda quale sia la specificità della filosofia e, soprattutto, che posto rivestano le scelte, i valori etici, religiosi e artistici dell’uomo. 

Il filosofo rifiuta l’idea che l’unica forma di conoscenza della realtà sia quella scientifica. Che cos’ha l’uomo di irridibile e non assimilabile al resto della natura? Che ruolo riveste la filosofia? Che tipo di conoscenza esiste oltre a quella basata sui “fatti”? Sono questi gli interrogativi a cui cercherà di rispondere il filosofo, e che approfondiremo a breve.  




BERGSON E L'ESSENZA DEL TEMPO

Bergson distingue tra: 
  1. tempo della scienza: 
  • successione omogenea di istanti
  • tempo esteriore, misurabile e spazializzato 
      2. tempo della coscienza: 
  • durata, flusso continuo
  • tempo interiore e qualitativo
Bergson identifica la coscienza con la memoria,  in essa si distinguono tre aspetti: 
  1. il ricordo puro -> la pura durata spirituale 
  2. il ricordo-immagine -> l'atto con cui il passato si concretizza nel presente in vista dell'azione 
  3. la percezione -> la facoltà che ci lega al mondo esterno  e seleziona i dati utili alla vita concreta 
 

Bergson inoltre afferma che 
  • lo slancio vitale è all'origine della vita biologica e spirituale -> infatti è energia spirituale invisibile che si espande nell'universo dando vita a tutti gli esseri 
  • la conoscenza è di due tipi: 
  1. intellettiva ed esterna (propria della scienza)
  2. intuitiva ed interna (propria della metafisica)





















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